Le catacombe di Palermo sono situate sotto il monastero dell’Ordine dei frati minori Cappuccini, che nell’undicesimo secolo era in realtà un cimitero e in cui i monaci scavavano cripte sotterranee. Le catacombe contengono oggi circa ottomila mummie e sono divise in sezioni: sacerdoti, bambini, vergini, monaci, professionisti, uomini, donne e anziani.

Come nacquero le Catacombe di Palermo?

La tradizione vuole che la prima persona ad essere sepolta all’interno delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo fosse il frate francescano Silvestro de Gubbio, nel 1599 e, sebbene in origine il privilegio di far riposare qui i defunti fosse riservato esclusivamente ai corpi dei frati defunti nel convento, nel tempo le famiglie di Palermo, vicine alla comunità francescana, chiesero ai frati di ricevere i corpi dei loro parenti, affinché riposassero eternamente rimanendo alla vista. In questo modo anche i palermitani che potevano permettersi il costoso processo di mummificazione scoperto dai monaci iniziarono ad essere collocati all’interno delle catacombe.

Le Catacombe attuali sono state realizzate a partire dall’anno 1599, anno in cui i monaci hanno cominciato a scavare per diverse ragioni: in primo luogo perché il cimitero destinato ai frati era già insufficiente e in secondo luogo perché fu deciso di spostare i resti dei fratelli sepolti lì per lasciare un posto vuoto , che sarebbe stato utilizzato come rifugio e ospedale per i viaggiatori che arrivano a Palermo durante la notte e che non potevano entrare nella città le cui porte erano chiuse. Così, la cripta originale fu trasformata in un ospedale e rifugi per i passanti.

La scoperta casuale

Con grande sorpresa i Cappuccini, nel momento in cui andarono per rimuovere i resti scheletrici dei frati sepolti a allo scopo di trasferirli presso le nuove catacombe, trovarono i corpi di una quarantina di loro conservati con carne ancora morbida anche se mummificata, come se fossero deceduti da poco.

Ciò era dovuto all’aridità del terreno e alle correnti d’aria. Ma in aggiunta, i cappuccini svilupparono una serie di speciali tecniche di imbalsamazione che permisero loro di mantenere i corpi in buone condizioni, evitandone la putrefazione.

Questi corpi erano stati sepolti secondo la loro tradizione, senza una bara, direttamente nella nuda terra, in nicchie scavate nelle pareti. Essi spostarono i corpi nei loro nuovi rifugi e, quando necessario, scavavano nuove gallerie sotterranee, oltre a nuove nicchie in cui collocarono i corpi dei frati defunti.

Le mummie e la loro storia

Gli abiti delle mummie raccontano la moda attraverso i secoli. Puoi vedere le vergini con corone di fiori e soldati morti in uniforme. Alcuni dei corpi hanno ancora la pelle sulle mani e sul volto. Alcuni si trovano sugli scaffali, mentre altri sono sorretti in piedi, in alcuni casi le loro bocche si contraggono in quello che sembra essere un urlo.

Inizialmente tutti i corpi avevano gli occhi di vetro, occhi che i soldati americani saccheggiarono dopo lo sbarco in Sicilia durante la seconda guerra mondiale.

La maggior parte delle mummie esposte nelle catacombe risalgono al XIX secolo. Vestiti con i loro abiti migliori, le mummie sono poste in fila, in piedi, sdraiate o appese e ordinate in base al sesso, età e condizione sociale. Lo scrittore Guy de Maupassant descrisse con orrore l’esperienza che
ebbe quando visitò le catacombe dei cappuccini di Palermo per la prima volta.

Come venivano imbalsamati i corpi?

Fondamentalmente le fasi che portano alla conservazione passano dal mantenere il corpo in ambienti molto secchi all’interno di una cava, per permettere al corpo di “sudare” l’umidità per otto mesi, ed essere successivamente posti all’interno piccole celle chiamate “filtri”. In seguito i corpi, dopo un bagno di aceto, venivano esposti al sole su una terrazza finché la pelle si asciugasse, dando ai tratti del viso smorfie grottesche e distorte.

Il processo, che includeva la disidratazione dei corpi e l’applicazione dell’aceto per facilitarne la conservazione, era in effetti una pratica comune in Italia fino al XIX secolo.

Alcuni dei corpi sono invece stati trattati per la conservazione tramite un bagno di arsenico o di calce, procedura più usata in tempi di epidemie. È noto infatti che i cadaveri delle persone uccise a causa dell’avvelenamento da arsenico sono molto ben conservati poiché questo elemento impedisce la corruzione dei corpi. I cappuccini lo sapevano senza ombra di dubbio ed è per questo che hanno usato questa tecnica, almeno in alcune occasioni.

L’allontanamento dei frati dalle Catacombe

Dal 1866 al 1897 i cappuccini furono allontanati a seguito dei decreti di esclaustrazione, lasciando le catacombe sotto la custodia della città di Palermo. Durante questo periodo i corpi, non essendo adeguatamente curati, si deteriorarono molto. Ciò significa che i monaci si prendevano costantemente cura dei corpi e che le mummie dovevano essere continuamente monitorate. Al loro ritorno i cappuccini iniziarono a restaurare le mummie dai danni subiti.

Alcuni di questi corpi sono ad esempio stati avvolti all’interno di panni di sacco pieni di paglia, che hanno contribuito a seccare e rimuovere l’umidità ed i funghi che erano apparsi.

Rosalia Lombardo, “la bella addormentata di Palermo”

In alcuni casi l’imbalsamazione veniva praticata con vari farmaci e iniezioni, che si basavano sulla formula segreta inventata dal dott. Salafia.

Uno degli ultimi corpi di essere sepolto nelle catacombe fu infatti quello di una bambina di nome Rosalia Lombardo, che aveva solo 2 anni al momento del decesso, il cui corpo è praticamente intatto grazie al magnifico processo di imbalsamazione che è stata apportato dal professor Alfredo Salafia, che riuscì a mantenere segreta la formula chimica che applicò, e che fece si che il corpo rimanesse intatto nel tempo.